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sabato 18 luglio 2020

1520-1483: un percorso a ritroso per scoprire Raffaello

Era venerdì santo quando,  il 6 aprile 1520, a soli trentasette anni, muore a Roma Raffaello Sanzio proprio nel giorno del suo compleanno.

Oggi, a distanza di 500 anni, Roma celebra il Divin pittore con un’imperdibile mostra alle Scuderie del Quirinale.
Autoritratto con un amico - Wikipedia
Autoritratto con un amico 

La particolarità dell’esposizione sta nel ripercorrere a ritroso la straordinaria carriera di Raffaello, da quel 6 aprile 1520 alle origini.
La mostra si apre, nel salone d’ingresso, con un dipinto ottocentesco del pittore francese Bergeret in cui viene rappresentato il letto di morte di Raffaello, attorno a cui si raccoglie tutta Roma, la  stanza è dominata dalla Trasfigurazione, il grandioso dipinto che l’artista aveva da poco terminato.
La maestosa tomba del Pantheon, in cui riposa l’artista, è invece riprodotta in scala nella sala del primo piano.

Proseguendo lungo il percorso ci si troverà di fronte ad un tardo autoritratto di Raffaello insieme ad un amico, l’artista volge lo sguardo verso lo spettatore come se volesse invitarlo ad ammirare i suoi capolavori, infatti ecco che subito dopo ci troviamo in una sala al  cospetto dei ritratti di papa Leone X  e di Baldassar Catiglione, due dei più intensi dell’Urbinate. Mentre la meraviglia del ritratto del pontefice sta nell'attenzione alla rappresentazione di ogni piccolo particolare come il prezioso manoscritto miniato, il ritratto del Castiglione stupisce per l'essenzialità che accentua la profondità dello sguardo dell'uomo.





1513-1520
A questi anni prolifici, e ricchi di committenze, risalgono opere quali la Santa Cecilia di Bologna che stupisce per il suo misticismo, la Madonna del Divino Amore e la Madonna della Rosa, tutti esposti in mostra.

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Santa Cecilia

Due dei più celebri ritratti femminili dipinti da Raffaello sono la Fornarina e la Velata, si pensa che in entrambi i dipinti l’artista abbia ritratto Margherita Luti, la figlia di un fornaio di Trastevere di cui era profondamente innamorato.


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La Fornarina e la Velata

In occasione della mostra i due dipinti sono esposti l’uno accanto all’altro e per noi spettatori è un’occasione imperdibile per confrontarli e cercare di capire se si tratti della stessa donna. C'è da dire però che il ritratto della Velata, che rappresenta una donna più adulta, è antecedente alla Fornarina che al contrario rappresenta una  ragazza nel fiore dei suoi anni.
I due ritratti, inoltre, dialogano con una Venus Pudica facendoci soffermare proprio sul dettaglio della mano, con cui entrambe le donne, come Venere, coprono il senso; un gesto di pudore che rivela in realtà tutta la loro sensualità.
Altro grande committente degli anni romani è stato il Banchiere Agostino Chigi, che affida a Raffaello le decorazioni della sua Villa sulle rive del Tevere. In mostra si potranno ammirare alcuni  studi preparatori di quegli anni.

1508-1513
 Sotto il pontificato di Giulio II Roma vive un periodo di grande splendore. Sono proprio questi gli anni in cui Raffaello giunge nella Capitale distinguendosi per il suo indiscusso talento.
Risalgono a questi anni opere quali la Madonna dell’Impannata e la Madonna d’Alba.

1504-1508
Altre splendide Madonne presenti in mostra risalgono ai suoi anni fiorentini, tra queste la Madonna Tempi e la Madonna del Granduca; se la prima stupisce per l’infinita dolcezza dei volti della Madonna e del bambino che si sfiorano, sullo sfondo di un luminoso paesaggio, nella seconda, al contrario, la Madonna e il bambino emergono da uno sfondo scuro.

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Autoritratto


L'ultima sala è dedicata al giovanissimo Raffaello. Qui, tra gli altri, sono esposti il ritratto della Donna con il liocorno, che ricorda la Gioconda  probabilmente vista in corso di esecuzione nella bottega di Leonardo e il piccolissimo, quanto prezioso,  Sogno del cavaliere.
A chiudere simbolicamente la mostra è l'iconico ritratto dell’artista in cui il volto di Raffaello è giovane e dominato da quella grazia tipica di tutta la sua produzione artistica.


                                                                                                    Anna Carla Angileri





domenica 9 febbraio 2020

Impressionisti segreti, da domani al cinema


Gli appassionati d’arte non potranno perdere il film evento “Impressionisti segreti”, nei cinema solo il 10, l’11 e il 12 febbraio.
Il docu-film ci darà la possibilità di entrare virtualmente nelle sale di Palazzo Bonaparte, aperto al pubblico solo da pochi mesi, e di immergerci nelle opere degli impressionisti, poiché la sua apertura è stata celebrata proprio con la mostra dedicata agli “Impressionisti segreti”.
Residenza romana di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, Palazzo Bonaparte sconosciuto ai più, diventa scrigno ideale delle opere degli Impressionisti, perché anche queste segrete, provenienti da collezioni private.
Ad accompagnarci in questo viaggio nel mondo impressionista e a svelare la genesi  della mostra  saranno le curatrici, i collezionisti e gli esperti che ricorderanno la grandezza di questo movimento che, nato nella seconda metà dell’Ottocento, ha interrotto secoli di immobilismo.
Gli Impressionisti sono i primi ad uscire dall’atelier e dipingere en plein air per cogliere l’impressione, catturare l’istante.
Gli Impressionisti non sono interessati alla grande storia, ma piuttosto alla vita di tutti i giorni che ognuno interpreta con le sue peculiarità; quindi ecco che in mostra sono esposti i dipinti di Pissarro che rappresentano gioiosi e paradisiaci paesaggi di campagna accanto a quelli di Sisley che cambiano in base alle stagioni; soleggiati in primavera e innevati d’inverno.
Grande spazio, nel film è dedicato ad una pittrice meno nota,  Berthe Morisot, che dà della donna e della nudità un’immagine pudica e rispettosa, mai volgare; né è esempio il suo Devant la psychè, opera simbolo della mostra in cui ciò che conta è la luce, della donna non si scorgono neanche i lineamenti del viso.


 Devant la psychè


 Proprio in mostra è esposto un ritratto di Berthe, uno dei più bei ritratti dipinti da Manet, che vela il volto della donna ma forse svela qualcosa del rapporta tra i due artisti.
L’ultima parte del film non poteva che essere dedicata all’ultima sezione della mostra, quella dedicata al Post Impressioniso, domina lo schermo  lo splendido quanto innovativo Paesaggio con capre di Cross.
Grazie a questo film, possiamo avere un rapporto ravvicinato con ogni opera e scorgerne ogni più piccolo dettaglio.
Per chi ha già visitato la mostra, questo film sarà l’occasione per approfondire alcuni interessanti argomenti, per chi invece non l’ha ancora vista sarà il modo migliore per essere introdotti nel mondo degli Impressionisti segreti.
Il biglietto del film darà diritto ad uno sconto per  la visita della mostra, viceversa, chi ha già visitato la mostra, avrà uno sconto sul biglietto del film.
Il film sarà nei cinema di tutta Italia il 10, l’11 e il 12 febbraio, la mostra sarà aperta a Roma fino all’8 marzo; si tratta di due eventi irripetibili per scoprire le splendide opere che, tornando a far parte di collezioni private, non saranno più accessibili al grande pubblico.

domenica 26 gennaio 2020

Impressionisti segreti, a Roma apre Palazzo Bonaparte





Manet: Madame Morisot

Anche quest’anno Roma rende omaggio agli Impressionisti con un’imperdibile mostra  che celebra l’apertura di Palazzo Bonaparte, entrato a far parte delle più belle sedi espositive della Capitale.
Il Palazzo, che fu la residenza di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, campeggia su Piazza Venezia con il suo storico balconcino coperto, da cui Madame Mèrei  si affacciava senza essere vista.
Visitando le splendide sale di Palazzo Bonaparte scopriremo  gli Impressionisti segreti, poiché le opere esposte provengono da collezioni private, difficilmente accessibili al grande pubblico.
Si potranno ammirare bellissimi  paesaggi di Monet, Sisley e Pissarro, mentre, la sala attigua al famoso balcone, forse per evocare Maria Letizia,  è stata trasformata in un gineceo, ospitando  intensi ritratti di donne dipinti da Renoir.
La sala più interessante, è quella dei personaggi della Parigi di fine ottocento; qui troveremo lo splendido ritratto di Madame Morisot, dipinto da Manet.



Con quest’opera l’artista  invita noi spettatori a scorgere il bel viso della donna i cui lineamenti sono stati magistralmente coperti  da una veletta.
In questa sezione avremo modo di conoscere ed ammirare opere di due Impressionisti meno noti, Gustave Caillebotte con i suoi eleganti personaggi affacciati al balcone o ritratti in un interno borghese (Un Balcone 1880, Interno 1880) e Berthe Morisot  con il suo “Davanti alla Psiche”;  
l’opera,  simbolo della mostra, riprende in modo molto originale il tema della donna alla toletta tanto caro agli Impressionisti.


Morisot: Davanti la Psiche


L’ultima sezione è invece dedicata al Neoimpressionismo;  il movimento, nato nel 1886 intorno a Seurat, inventore del  Pointillism, riprende alcune caratteristiche tipiche dell’impressionismo.
Anche in questa sala si potranno ammirare splendide opere di artisti meno noti tra cui “Paesaggio con capre” di Henri Edmond Cross.


Cross: Paesaggio con capre

La particolarità del soggetto, lo stile innovativo  e i colori accattivanti del dipinto catalizzano gli sguardi e gli scatti dei visitatori.
La mostra, organizzata da Arthemisia, potrà essere visitata fino all’8 marzo 2020.

sabato 5 ottobre 2019

Inquietudini umane, al Chiostro del Bramante in mostra gli artisti della Scuola di Londra


Il Chiostro del Bramante riapre la stagiona autunnale con un’imperdibile mostra dedicata agli artisti della Scuola di Londra.
Si tratta di pittori nati tra i primi del ‘900 e gli anni 30, provenienti da paesi e culture diverse, accomunati dall’aver trovato in Londra la città ideale in cui vivere ed esprimersi attraverso la propria arte. Tra questi spiccano Bacon, nato a Dublino e arrivato nella capitale inglese a soli 15 anni e Freud, nipote del famoso psicoanalista che, da Berlino, scappa a Londra, per sfuggire al nazismo.
Visitando le sale del Chiostro si nota immediatamente che ad unire questi artisti è la capacità di rendere tangibile la tristezza e l’inquietudine umana.
            

             “L’URLO MI VIENE BENE, MA HO MOLTI PROBLEMI CON IL SORRISO”

Queste parole di Bacon che compaiono a caratteri cubitali su una parete  lungo il percorso espositivo sintetizzano perfettamente la poetica della sua arte e ci introducono alle sue opere. 
Le  tele dai toni cupi sono dominate da immagini surreali; dai corpi deformati e distorti, che sembrano guardare al cubismo, emergono occhi severi e bocche inquiete, e poi ancora ecco l’urlo, questa volta ben visibile in Study for a Portrait, immagine  del tormento umano.


Bacon 




Con uno stile realistico, quasi opposto a quello deformante di Bacon, anche i ritratti di Freud ci parlano dell’inquietudine e della fragilità umana.
Come il nonno psicoalista, anche Lucian Freud servendosi della pittura,  vuole indagare l’animo umano.  In Freud il protagonista della scena è la figura umana, l’artista ritrae i parenti e gli amici; le loro rughe, le espressioni dei volti  e degli sguardi ci raccontano ciò che stanno sentendo.

Freud 




Ma è con la serie dei nudi che l’artista ci spiazza.

Ad imbarazzarci non è tanto la nudità fisica, ma in queste tele  Freud spoglia l’anima del soggetto ritratto. I corpi abbandonati o in  preda a torsioni e contorsioni sono immagine dell’inquietudine interiore e il visitatore della mostra si sente a disagio per essere entrato con prepotenza, con il suo sguardo indiscreto e indagatore,  in quello spazio così intimo e privato del soggetto ritratto.



Freud 

Oltre alle tele di Bacon e  Freud in mostra si potranno ammirare anche quelle di Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego, gli altri protagonisti della School of London,  tutte provenienti dalla Tate di Londra.
La mostra sarà aperta fino al 23 febbraio 2020.


domenica 25 novembre 2018

“Chambrum Rangeam”: Dorothy Circus Gallery, Seth torna a Roma




E' stata inaugurata ieri, sabato 24 novembre, alla Dorothy Circus Gallery di Roma, la mostra “Chambrum Rangeam” Metti in ordine la tua stanza, dell'artista francese Julien Malland in arte Seth

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Dorothy Circus Gallery
                                 

Seth, street artist francese già noto a Roma per aver realizzato numerosi murales questa volta torna nella Capitale con un'esposizione delle sue opere dominate dalle inconfondibili atmosfere magiche e surreali.
Gli appassionati di street art ricorderanno i murales di Seth realizzati sui muri della metro Spagna, il Bambino redentore, dipinto su una delle palazzine di Tormarancia per ricordare Luca, il piccolo abitante del quartiere morto a causa di un incidente e ancora le splendide immagini dell'Ex saponificio Mira Lanza diventato oggi il Museo abusivo gestito dai Rom.

                                            
Metro Spagna
                                             

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Tormarancia: Bambino Redentore
                                            

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Mira Lanza: Magr, Museo abusivo gestito dai Rom
                                          
I bambini, sempre protagonisti delle opere dell'artista francese, immersi in luoghi senza tempo ed onirici, sono immagine dell'innocenza perduta, ci riportano alla mente il Fanciullino di pascoliana memoria e La Ricerca del Tempo Perduto di Marcel Proust.

      

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Mira Lanza: Magr, Museo abusivo gestito dai Rom
                              
Le sue opere sono un inno all'amore e all' incontro tra popoli e culture e invitano a porre la nostra attenzione e riflettere sui problemi sociali della nostra epoca.


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Dorothy Circus Gallery


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Dorothy Circus Gallery
Dorothy Circus Gallery

                                                    
 “Metti in ordine la tua camera”, sono parole abbastanza comuni che ognuno di noi ha sentito pronunciare almeno una volta dalla propria madre quando era piccolo; questa stanza è la stessa in cui l'artista ci invita a ritrovare le nostre fantasie perdute, le emozioni e i sentimenti più puri e profondi.
Non solo a Roma, "Chambrum Rangeam" è una doppia mostra, le opere di Seth sono esposte contemporaneamente alla Dorothy Circus Gallery di Londra, per gli appassionati sarà l'occasione per visitare anche la mostra inglese.
All'inaugurazione romana era presente l'artista che ha incantato gli spettatori realizzando al momento e regalando schizzi delle sue opere.


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Seth



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Schizzo

                                       
                                                   


                       

lunedì 16 aprile 2018

Liu Bolin, l'uomo invisibile arriva a Roma



Al Complesso del Vittoriano si celebra Liu Bolin, l'uomo invisibile.


Era il 2005 quando l'amministrazione di Pechino ordinò di abbattere il quartiere Suojia Village dove risiedevano molti artisti indipendenti e critici con il governo; anche l'atelier di Liu Bolin venne distrutto e l'artista decise di mimetizzarsi con le macerie del suo studio, diventando parte di esse, e farsi fotografare.

Divulgata, la foto divenne simbolo di una protesta silenziosa che consacrò la fama dell'artista cinese.


Liu Bolin tra le macerie del suo studio






Nelle foto esposte in mostra il maestro del camouflage si nasconde tra le vie di Pechino, tra i canali di Venezia, i musei romani, le sale della Reggia di Caserta e i dipinti pompeiani.





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                         Reggia di Caserta



















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Pompei




Accanto alle foto, in mostra i video e i vestiti dipinti (usati dall'artista per mimetizzarsi con gli sfondi delle location dei suoi lavori) ci aiutano a comprendere maggiormente la fase di preparazione dei suoi lavori.


Alcune foto testimoniano le collaborazioni dell'artista con le grandi case di moda quali Missoni e Valentino, dalle collaborazioni con gli stilisti è nata la campagna pubblicitaria di Moncler.



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Migrants




Toccante è l'ultima sezione della mostra, i cui scatti ci invitano a meditare sul dramma vissuto dai migranti, sono immagini di forte impatto ma anche di speranza per un futuro migliore.


La mostra sarà aperta fino a luglio.

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Migrants
                                                                                                     Anna

sabato 10 febbraio 2018

Artisti all'Opera, a Palazzo Braschi la storia del Teatro dell'Opera di Roma

La storia del Teatro dell'Opera di Roma è raccontata dalla mostra "Artisti all'Opera" esposta al Palazzo Braschi.

La mostra ci trasporta idealmente dietro le quinte, per scoprire il lavoro degli artisti che hanno reso grandi le opere liriche in scena al Teatro di Roma. Ciò che di solito uno spettatore vede da lontano, seduto in platea, attraverso questa esposizione può essere ammirato da un punto di vista esclusivo e ravvicinato.
In mostra sono esposti non solo preziosi filmati d'archivio dell'Istituto Luce, ma anche fotografie, bozzetti per le scenografie e soprattutto gli splendidi abiti di scena.


Picasso: Cappello a tre punte



Inoltre scopriremo come alcuni dei più grandi pittori del'900 abbiano messo il loro estro a disposizione della lirica; potremo ammirare gli originalissimi abiti ideati da Picasso per Il cappello a tre punte del 1919,  il sipario realizzato da Giorgio De Chirico per l'Otello del 1963 o il bozzetto per la Carmen creato da Guttuso nel 1970.



Valentino: Traviata


 Questo viaggio nel tempo si conclude ai nostri giorni, e chi ha già visto o vedrà, nelle prossime settimane, La Traviata diretta da Sofia Coppola, potrà ammirare da vicino gli splendidi abiti realizzati da Valentino.


La mostra, imperdibile per tutti gli appassionati di lirica, sarà aperta fino all'11 marzo.

sabato 16 dicembre 2017

Leica, al Vittoriano si celebra la storia della fotografia


Non ho mai abbondato la Leica, qualunque altro tentativo mi ha sempre fatto tornare da lei. Per me è la macchina fotografica.

Con queste parole Henri Cartier-Bresson descrive la macchina fotografica con cui realizzò i suoi più grandi capolavori.


Dal 16 novembre, al Complesso del Vittoriano, una mostra racconta i 100 Anni di fotografia Leica; la compatta "Ur-Leica", infatti, rivoluzionò il modo di fare fotografia, sostituendo i pesanti apparecchi usati fino a quel momento.


In mostra sono esposte, 350 stampe originali dei fotografi che utilizzarono la Leica dagli anni '20 del '900 fino ad oggi, filmati, locandine vintage, riviste storiche e prime edizioni di libri.

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 Dal bianco e nero al colore, dai primi scatti dell’inventore Oskar Barnack alla rivoluzione del digitale, dalle foto che hanno fatto la storia come quella che ritrae Che Guevara realizzata da Alberto Korda, all'iconico Bacio di Alfred Eisenstaed, al ritratto di Kate Moss di Paolo Roversi, e poi ancora dai reportage di guerra di Robert Capa alle fotografie di moda di Christer Strömholm, scopriremo l'eclettismo della Leica, che ieri, come ancora oggi, viene utilizzata da fotografi e per scopi molto diversi.

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Oltre ai famosissimi scatti del già citato Henri Cartier-Bresson, Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin la mostrra del Vittoriano ci darà la possibilità di avvicinarci al lavoro di numerosi maestri che nell'ultimo secolo hanno scritto, con i loro obiettivi, la storia della fotografia firmata Leica.

                                                                                                                    Anna

martedì 28 novembre 2017

Monet al Vittoriano, dalle caricature al giardino di Giverny



Anche quest’anno Roma celebra l’Impressionismo dedicando una personale ad uno dei più celebri artisti del movimento; Claude Monet.


La mostra curata da Arthemisia, comprendente circa 60 opere del pittore francese, è stata inaugurata al Complesso del Vittoriano il 19 ottobre.


Percorrendo le prime sale espositive lo spettatore sarà sicuramente sorpreso nel costatare che le prime opere realizzate dall'artista furono delle sorprendenti caricature risalenti agli anni '50 dell’800.

Proseguendo lungo il percorso potremo ammirare gli splendidi paesaggi rurali ed urbani di Parigi e Londra; tra questi spicca il Parlamento di Londra in cui l’edificio diventa tutt’uno con l’atmosfera circostante.




               “Il mio giardino è l’opera più bella che io abbia mai creato”


Con queste parole Monet si riferiva al giardino di Giverny che creò con molta cura.


Con un po’ di fantasia, visitando le sale della mostra, possiamo immaginare di essere proprio a Giverny e passeggiare nel giardino dell’artista.


Molte sono le opere che rappresentano gli alberi e i fiori preferiti e fatti piantare da Monet; i salici, il roseto e poi le famose ninfee ritratte, quasi ossessivamente, nei vari momenti dell’anno.

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Nell’ultima sala campeggiano poi tre grandi opere che stupiscono per grandezza e vivacità cromatica; in due di essi sono rappresentati i glicini che coronavano il ponte giapponese che sormonta lo stagno delle ninfee, Le ninfee dominano, ancora una volta, il terzo dipinto della serie.





La mostra sarà aperta fino all’11 febbraio.






                                                                                                                       Anna

domenica 26 novembre 2017

Arcimboldo, a Palazzo Barberini le Teste Composte incantano grandi e bambini



Palazzo Barberini dedica una mostra al più fantasioso e geniale artista del '500, capace di affascinare grandi e bambini; Giuseppe Arcimboldo.
Primavera
Acqua
Ad essere esposti sono disegni, studi preparatori e dipinti che rivelano la straordinaria abilità creativa dell'artista, nonchè opere dei suoi allievi.
La mostra si apre con le vetrate istoriate del duomo di Milano i cui disegni furono realizzati proprio dall'artista milanese.

                                         
Ad incantare lo spettatore però saranno le allegorie delle Stagioni; quelli che da lontano potrebbero sembrare tipici ritratti rinascimentali, colti di profilo, sono invece Teste Composte, in modo sublime, da intrecci di fiori e frutti.
 Tra gli elementi spicca l'Acqua, rappresentata da una donna il cui volto è composto da una serie infinita di pesci, granchi, tartarughe, polipi e qualsiasi altro genere di animale marino; a nobilitare il suo profilo sono la collana e gli orecchini di perle.
Ma Arcimboldo non smette di stupirci ed ecco che restiamo a bocca aperta di fronte alle Teste Reversbili; quello che potrebbe sembrare un semplice piatto di verdure guardato allo specchio diventa il simpatico volto di un Ortolano.

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Ortolano
                                         
Neanche il ritratto del Bibliotecario sfugge alla rivisitazione arcimboldesca: il suo viso, i suoi capelli così come le sue braccia non potevano che essere rappresentati da un'originlissima composizione di libri.
Bibliotecario
                                                   
                                             
Non solo opere degli allievi, la mostra si chiude con una scultura dello stilista Roberto Capucci che, con la Testa Composta da bottoni e altri materiali del suo atelier, rende omaggio ad Arcimboldo.


                                                                                                                  Anna

sabato 25 novembre 2017

Picasso torna in Italia; le sue opere in mostra alle Scuderie del Quirinale

Per festeggiare il centenario del primo viaggio in Italia
Arlecchino musicista




di Pablo Picasso, le Scuderie del Quirinale celebrano il maestro del Cubismo con una grande mostra.

Era infatti il 1917 quando Picasso visita Roma e Napoli restando fortemente affascinato dalla cultura italiana, dalle rovine della capitale così come da Pompei.
In Italia Picasso giunge al seguito di Jean Cocteau, drammaturgo e scenografo, per collaborare alla realizzazione di Parade, un balletto che sarebbe stato messo in scena dai Ballets Russes; in quegli anni la compagnia aveva sede a Roma.


La mostra delle Scuderie, dunque, racconta il periodo italiano del maestro spagnolo; si potranno quindi ammirare dipinti in cui i personaggi della Commedia dell’arte incontrano il Cubismo, un esempio interessante è Arlecchino musicista.


Altre opere come La corsa, immagine simbolo della mostra, rivelano l’interesse di Picasso per l’arte classica; le due donne intente a correre rievocano infatti le menadi danzanti.
La corsa
Tra le sale delle Scuderie non poteva mancare il ritratto di Olga Khochlova, ballerina russa conosciuta a Roma, che divenne la prima moglie del pittore.
Una sezione della mostra è poi dedicata proprio ai balletti; qui troveremo interessanti ritratti del compositore Satie, disegni, bozzetti per le scenografie e addirittura abiti di scena per Parade e Pulciinella.
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Sipario per Parade

Proprio il sipario per Parade, realizzato da Picasso potrà essere ammirato nella splendida sala affrescata da Pietro da Cortona a Palazzo Barberini; antico e moderno, l’arte di Picasso e il barocco italiano, si sposano in modo sublime.

La mostra sarà aperta fino al 21 gennnaio.

                                                                                                                       Anna

giovedì 16 novembre 2017

Hokusai, l’arte giapponese incanta Roma


All’Ara Pacis si celebra Hokusai.


L’esposizione ci dà la possibilità di scoprire la produzione dell’artista giapponese conosciuto in Occidente per la sua Grande Onda.




Ad essere esposte sono oltre 200 opere che mostrano la splendida natura giapponese, attività quotidiane e mestieri tipici, in cui l’artista rivela la sua straordinaria abilità nella rappresentazione dei particolari.



Molti sono i dipinti su carta o su rotoli di seta, realizzati da Hokusai e dai suoi allievi, che rappresentano la bellezza femminile; le cortigiane e le geishe, avvolte in splendidi kimoni, rappresentano il mondo della moda e della seduzione. Ad essere esposte sono anche le più popolari silografie, tra queste l’immagine della cortigiana che ispirò gli artisti occidentali e in particolare Van Gogh che la copiò più volte.





Una sezione è poi dedicata alle immagini erotiche, in cui vengono esplicitamente rappresentati gli amplessi sessuali; tali opere vennero censurate dal governo del tempo.



La mostra si chiude con i 15 volumi di Manga e manuali dedicati allo studio degli allievi del Maestro.

L’esposizione sarà aperta fino a gennaio.

lunedì 25 settembre 2017

Dalle vedute di Roma alle Carceri, Piranesi in mostra a Palazzo Braschi



Palazzo Braschi, a Roma, ospita la mostra “Piranesi, la fabbrica dell’utopia”.






Al piano nobile dello splendido edificio di piazza Navona si potranno ammirare oltre 200 opere grafiche dell’architetto e incisore veneto.
Piranesi, ammaliato dalla grandezza di Roma, dove si trasferì nel 1740, ne ritrae qualsiasi angolo. Le sue "Vedute di Roma", che ritraggono le grandiose rovine così come i monumenti rinascimentali, mostrano la particolare precisione che l'artista pone nella rappresentazione dei dettagli.
I visitatori ammireranno splendide immagini di luoghi notissimi del glorioso passato dell'Urbe, dai  Fori a Piazza di Spagna, dal Colosseo a Castel Sant’Angelo, ma anche opere che rappresentano monumenti non sempre inseriti nei classici giri turistici odierni ma che erano tappe imperdibili del Grand Tour settecentesco; un chiaro esempio è l’acquaforte in cui è rappresentato il Mausoleo di Cecilia Metella.



Proseguendo la visita ammireremo i fantasiosi "Capricci" eseguiti sotto l'influsso di Tiepolo, a lasciare a bocca aperta lo spettatore sono gli intrichi di scale, le grate e gli strumenti di tortura delle "Carceri" che sembrano anticipare Escher; la prospettiva è geometricamente ineccepibile eppure sfuggente.

                     

Alla fine del percoro un video in 3D ci farà entrare materialmente nell’opera dell’artista veneto in modo da godere a pieno delle invenzioni piranesiane.



La mostra sarà aperta fino al 15 ottobre.

                                                                                           Anna Carla Angileri