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sabato 18 luglio 2020

1520-1483: un percorso a ritroso per scoprire Raffaello

Era venerdì santo quando,  il 6 aprile 1520, a soli trentasette anni, muore a Roma Raffaello Sanzio proprio nel giorno del suo compleanno.

Oggi, a distanza di 500 anni, Roma celebra il Divin pittore con un’imperdibile mostra alle Scuderie del Quirinale.
Autoritratto con un amico - Wikipedia
Autoritratto con un amico 

La particolarità dell’esposizione sta nel ripercorrere a ritroso la straordinaria carriera di Raffaello, da quel 6 aprile 1520 alle origini.
La mostra si apre, nel salone d’ingresso, con un dipinto ottocentesco del pittore francese Bergeret in cui viene rappresentato il letto di morte di Raffaello, attorno a cui si raccoglie tutta Roma, la  stanza è dominata dalla Trasfigurazione, il grandioso dipinto che l’artista aveva da poco terminato.
La maestosa tomba del Pantheon, in cui riposa l’artista, è invece riprodotta in scala nella sala del primo piano.

Proseguendo lungo il percorso ci si troverà di fronte ad un tardo autoritratto di Raffaello insieme ad un amico, l’artista volge lo sguardo verso lo spettatore come se volesse invitarlo ad ammirare i suoi capolavori, infatti ecco che subito dopo ci troviamo in una sala al  cospetto dei ritratti di papa Leone X  e di Baldassar Catiglione, due dei più intensi dell’Urbinate. Mentre la meraviglia del ritratto del pontefice sta nell'attenzione alla rappresentazione di ogni piccolo particolare come il prezioso manoscritto miniato, il ritratto del Castiglione stupisce per l'essenzialità che accentua la profondità dello sguardo dell'uomo.





1513-1520
A questi anni prolifici, e ricchi di committenze, risalgono opere quali la Santa Cecilia di Bologna che stupisce per il suo misticismo, la Madonna del Divino Amore e la Madonna della Rosa, tutti esposti in mostra.

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Santa Cecilia

Due dei più celebri ritratti femminili dipinti da Raffaello sono la Fornarina e la Velata, si pensa che in entrambi i dipinti l’artista abbia ritratto Margherita Luti, la figlia di un fornaio di Trastevere di cui era profondamente innamorato.


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La Fornarina e la Velata

In occasione della mostra i due dipinti sono esposti l’uno accanto all’altro e per noi spettatori è un’occasione imperdibile per confrontarli e cercare di capire se si tratti della stessa donna. C'è da dire però che il ritratto della Velata, che rappresenta una donna più adulta, è antecedente alla Fornarina che al contrario rappresenta una  ragazza nel fiore dei suoi anni.
I due ritratti, inoltre, dialogano con una Venus Pudica facendoci soffermare proprio sul dettaglio della mano, con cui entrambe le donne, come Venere, coprono il senso; un gesto di pudore che rivela in realtà tutta la loro sensualità.
Altro grande committente degli anni romani è stato il Banchiere Agostino Chigi, che affida a Raffaello le decorazioni della sua Villa sulle rive del Tevere. In mostra si potranno ammirare alcuni  studi preparatori di quegli anni.

1508-1513
 Sotto il pontificato di Giulio II Roma vive un periodo di grande splendore. Sono proprio questi gli anni in cui Raffaello giunge nella Capitale distinguendosi per il suo indiscusso talento.
Risalgono a questi anni opere quali la Madonna dell’Impannata e la Madonna d’Alba.

1504-1508
Altre splendide Madonne presenti in mostra risalgono ai suoi anni fiorentini, tra queste la Madonna Tempi e la Madonna del Granduca; se la prima stupisce per l’infinita dolcezza dei volti della Madonna e del bambino che si sfiorano, sullo sfondo di un luminoso paesaggio, nella seconda, al contrario, la Madonna e il bambino emergono da uno sfondo scuro.

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Autoritratto


L'ultima sala è dedicata al giovanissimo Raffaello. Qui, tra gli altri, sono esposti il ritratto della Donna con il liocorno, che ricorda la Gioconda  probabilmente vista in corso di esecuzione nella bottega di Leonardo e il piccolissimo, quanto prezioso,  Sogno del cavaliere.
A chiudere simbolicamente la mostra è l'iconico ritratto dell’artista in cui il volto di Raffaello è giovane e dominato da quella grazia tipica di tutta la sua produzione artistica.


                                                                                                    Anna Carla Angileri





giovedì 13 febbraio 2020

San Valentino, l'amore nell'arte


L’incontro tra arte e amore ha dato vita, nel corso dei secoli, a numerosi capolavori; le varie forme dell’amore, l’amore sacro, romantico, totalizzante ma anche infelice, tormentato o doloroso è stato rappresentato da numerosi artisti per cui, nel giorno di San Valentino, ricordiamo le storie d’amore più celebri nell’arte.


L’AMORE SACRO

Risale al medioevo il primo vero bacio della storia dell’arte sacra italiana.

Il rivoluzionario Giotto, infatti, nel 1300, abbandonando la rigidezza inespressiva dell’arte bizantina, si apre alla rappresentazione degli stati d’animo, delle emozioni, dei sentimenti e dell’amore; ne è esempio “L’incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea” l’affresco realizzato dall’artista nella Cappella degli Scrovegni di Padova.


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Giotto: Anna e Gioacchino


L’opera mostra il momento dell’intenso incontro tra Anna e Gioacchino che, secondo il Vangelo dello Pseudo Matteo, avvenne davanti alla Porta Aurea di Gerusalemme.

Gioacchino proviene da sinistra, seguito da un pastore, mentre Anna da destra, seguita da un gruppo di donne. I due consorti vanno incontro l’uno all’altra e, subito fuori dalla porta, su un ponticello, si abbandonano ad un umanissimo, tenero ed intenso bacio.

Il pittore rappresenta magistralmente l’emozione dell’incontro in un intreccio di mani, occhi, nasi, braccia e bocche.

Gli occhi di Gioacchino sono fissi sulla moglie mentre la tiene tra le sue braccia, anche gli occhi di Anna sono fissi sull’amato e le sue mani accarezzano teneramente i capelli e la barba di lui mentre le bocche si sfiorano dolcemente.

Se Gioacchino appare più timido nell’esternazione dei sentimenti, stupisce come, in un’opera del ‘300, Anna, una donna, oltre che una Santa, esprimendo tutto il suo amore, assuma una posa così terrena.


RITRATTI CONIUGALI

Raffaello: I Doni

Tra i più famosi ritratti coniugali vanno ricordati quelli commissionati a Raffaello per celebrare l’unione, avvenuta pochi anni prima, dell’aristocratica Maddalena Strozzi con il mercante d’arte Agnolo Doni.

Entrambi i coniugi si stagliano su un luminoso e soleggiato paesaggio naturale e, volgendo lo sguardo verso lo spettatore, sfoggiano abiti e gioielli sontuosi che rivelano il loro status sociale.

Le pietre della collana indossata da Maddalena hanno un particolare significato riconducibile alle virtù coniugali: lo smeraldo indica la castità, il rubino la forza e lo zaffiro indica la purezza, inoltre, la grossa perla a forma di goccia, è il simbolo di fedeltà matrimoniale.



LA DONNA AMATA



Raffaello: Fornarina

Sempre a Raffaello si deve il ritratto di una bellissima ragazza conosciuta con il nome di Fornarina, in questo caso l’artista non lavora per un committente innamorato ma rappresenta la donna che lui stesso ama, Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere.

La donna è ritratta discinta, coperta appena da un velo trasparente e da un manto rosso che pone sulle gambe, ciò fa pensare che si tratti di un ritratto privato, che non doveva essere esposto al pubblico. A suggellare l’amore tra l’artista e la sua musa sembra essere la firma del pittore posta orgogliosamente sul braccio della donna.



AMORE E MORTE

Prima dell’avvento della fotografia, solo attraverso i dipinti si poteva custodire per sempre il ricordo della persona amata dopo la morte.

Tra le effigi più celebri del Rinascimento c’è indubbiamente il Dittico dei Duchi d’Urbino, Federico da Montefeltro e Battista Sforza, dipinto da Piero della Francesca.



Piero della Francesca: Duchi di Urbino


I due nobili, riccamente abbigliati, si stagliano su uno splendido e luminoso paesaggio e, seguendo la tradizione numismatica sono rappresentati in una fiera posa di profilo.

Si crede che mentre il ritratto di Federico fosse già completato nel 1465 quello di Battista Sforza sia postumo, come farebbe intendere l’iscrizione al passato. Probabilmente, quindi, il ritratto di Battista fu richiesto da Federico stesso come ricordo dell’amatissima moglie defunta.

A Lorenzo Lotto, l’artista famoso per i rebus, che amava disseminare nelle sue opere, si deve il controverso ritratto dei Coniugi dell’Ermitage.




Lorenzo Lotto: Coniugi dell’Ermitage

I due sposi sono rappresentati uno accanto all’altra, l’uomo indica uno scoiattolo addormentato e tiene in mano un cartiglio in cui si legge la scritta “Homo Nunquam“. Nonostante del dipinto siano state date diverse interpretazioni quella più romantica vuole che ad essere rappresentato sia un vedovo, il cui dolore è insanabile a differenza di quello dell’animaletto che, nonostante la tempesta che imperversa fuori, dorme. Dunque, in questo caso la donna rappresentata sarebbe il fantasma della moglie e per questo avrebbe un’espressione assente e una carnagione eccessivamente chiara, lei inoltre tiene tra le braccia un cagnolino, simbolo di fedeltà eterna.

Più recente è la storia d’amore del surrealista Chagall e la moglie Bella morta prematuramente.


Chagall: Notte Verde


Il pittore non riesce a dimenticarla quindi la ritrae costantemente nelle sue tele, nella “Notte verde” l’artista ha il volto rosso per la disperazione, così Bella, dall’aspetto angelico, con il suo abito bianco, torna sulla terra per consolare il suo amato.



AMORI INFELICI E TRADIMENTI

Lorenzo Lotto: Coniugi Cassotti

Ancora a Lorenzo Lotto si deve un ritratto coniugale che rappresenta Marsilio e Faustina Cassotti proprio nel giorno delle nozze. Il marito, dall’espressione tutt’altro che felice, sta per mettere l’anello al dito della sposa, mentre lei volge lo sguardo rassegnato allo spettatore.

L’amorino in volo, che sembra benedire l’unione, sottolinea in realtà, con un sorriso ironico, le disastrose conseguenze di un matrimonio infelice, egli infatti sta ponendo sopra le loro spalle un giogo, che simboleggia il vincolo matrimoniale ma anche i doveri di cui marito e moglie si stanno facendo carico.

Tuttavia c’è anche chi ai doveri di fedeltà coniugale viene meno e l’emblema del tradimento si nasconde proprio nel dipinto; è il caso della Dama con l’ermellino di Leonardo.


Leonardo: Dama con l’ermellino


Benché non si abbia la certezza che ad essere ritratta sia Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro, si crede che l’ermellino il cui nome greco è galḗ (γαλή), alluda proprio al cognome della fanciulla. Inoltre il Moro viene ricordato come il “Bianco ermellino” e per questo sembra plausibile che il ritratto rappresenti il rapporto amoroso tra i due.




L'AMORE IRONICO

Tutta l'ironia e la genialità di Lorenzo Lotto  si rivela sopratutto nel suo Venere e Cupido dove gli oggetti sparsi tutt'attorno ai protagonisti hanno vari significati allegorici, dalla fecondità (cornucopia), al matrimonio (il mirto della ghirlanda), alla femminilità (la conchiglia, i petali di rosa). La stessa acconciatura della dea, con diadema e velo, era tipica delle spose mentre simbolo di purezza è l'orecchino a pendente con una perla. A destabilizzarci però è il gesto di Cupido che, anzicché lanciare dardi d'amore fa la pipì cercando di centrare la ghirlanda fino al ventre di Venere, chiara allusione erotica alla fertilità.


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Lotto: Venere e Cupido



L’AMORE TOTALIZZANTE


“Diego. Inizio. Diego. Costruttore. Diego. Mio ragazzo. Diego. Mio sposo. Diego. Pittore. Diego. Mio amante. Diego. Mio marito. Diego.Mio amico. Diego. Padre. Diego. Mia madre. Diego. Mio figlio. Diego. Io. Diego. Universo. Diversità nell’unità. Perché lo chiamo mio Diego? Non lo è mai stato , e non lo sarà mai. Egli appartiene solo a se stesso”
Quello che unì Frida Kahlo a Diego Rivera, è stato un amore tormentato ma totalizzante, come rivelano queste parole della pittrice messicana, un amore in grado di superare la crisi dovuta ai continui tradimenti di Rivera, i due artisti infatti si lasciarono per poi sposarsi una seconda volta e restare insieme fino alla morte della Kahlo.




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Frida Kahlo: Diego nei miei pensieri





Opera emblema di questo amore totalizzante è “Diego nei miei pensieri”, dove il volto del marito è ritratto al centro della fronte della Kahlo, diventando così il centro ossessivo dei suoi pensieri.

Totalizzante è stato anche l’amore tragico di Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne. La giovane studentessa d’arte, compagna del tormentato artista livornese si suicidò al nono mese di gravidanza non potendo sopravvivere alla morte del suo grande amore. Sulla sua tomba è scritto

Modigliani: Jeanne Hébuterne

“Compagna devota fino all’estremo sacrifizio”.


AMORE (IN)FINITO

L’amore e il sodalizio artistico di Marina Abramovic ed Ulay durò 12 anni, dal 1977 al 1989. Quando finì l’amore, la separazione della famosa coppia di artisti non poté che essere rappresentata da una spettacolare performance.


Marina Abramovic ed Ulay sulla Muraglia Cinese


Nel 1989, infatti, i due artisti intrapresero il cammino lungo la Muraglia Cinese: uno dei due partì da nord e l’altro da sud e, dopo aver percorso 2500 km, Marina ed Ulay si incontrarono a metà strada per poi dirsi addio definitivamente.

Solo molti anni dopo, nel 2010, durante la performance della Abramovic “The artist is present” al MoMa di New York, Ulay sorprese tutti presentandosi, dopo più di 20 anni, al cospetto della Abramovic. L'incontro fece commuovere non solo  il pubblico ma anche l’imperturbabile Marina.



Marina e Ulay: The artist is present


                                                                                                       Anna Carla Angileri

lunedì 9 luglio 2018

Eco e Narciso, ritratto e autoritratto nelle collezioni del Maxxi e della Galleria Nazionale Barberini Corsini; la mostra celebra l'apertura delle nuove sale di Palazzo Barberini

A Palazzo Barberini si celebra l'apertura di 11 nuove sale con la mostra "Eco e Narciso, ritratto e autoritratto nelle collezioni del Maxxi e della Galleria Nazionale Barberini Corsini".

Partendo dal mito di Eco e Narciso l'esposizione apre una riflessione sul ritratto e l'autoritratto, sulla celebrazione e l'autocelebrazione, sull’immagine dell’artista che, nel '600 così come ai nostri giorni, è allo stesso tempo Eco e Narciso, intento a seguire un'immagine, un riflesso.

La bellissima ninfa Eco si innamorò del giovane Narciso ma il suo rifiuto la condusse ad uno struggimento tale che ben presto la portò alla morte. Narciso venne quindi punito per la sua insensibilità; il giovane sì innamorò perdutamente della propria immagine riflessa in una pozza d'acqua di sorgente e, piegandosi per afferrarla, morì.




Il Narciso di Caravaggio, che alcuni invece attribuiscono allo Spadarino, già presente nelle sale dei caravaggeschi della collezione di Palazzo Barberini, è ora posto nella splendida Sala Ovale intento a dialogare con Eco che cade nel vuoto di Giulio Paolini; il rapporto che si istaura tra il dipinto seicentesco e l'istallazione contemporanea è sublime.



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Eco e Narciso - Paolini e Caravaggio


L'incontro tra antico e moderno prosegue nelle altre sale del palazzo; nel Salone di Pietro da Cortona il Trionfo della divina provvidenza, l'immenso affresco con cui l'artista toscano celebrò la famiglia Barberini, sovrasta i ritratti autocelebrativi di Luigi Ontani.



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Salone di Pietro da Cortona con opere di Luigi Ontani


In mostra non poteva mancare un'altra icona simbolo della collezione Barberini, la Fornarina di Raffaello che con la Maddalena di Piero di Cosimo è accostata all’opera di Monica Bonvicini.




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Fornarina - Raffaello





Di forte impatto è poi il ritratto di Beatrice Cenci, attribuito a Guido Reni, posto nella Cappella di Palazzo Barberini. La donna è stata giustiziata a 22 anni nel 1599 a Roma per aver ammazzato il padre che la violentava; si dice che il ritratto sia stato realizzato in carcere la notte prima della morte della Cenci.




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Beatrice Cenci - Guido Reni




Il percorso della mostra di Palazzo Barberini si conclude nella Sala dei Marmi dove il busto di Urbano VIII, opera di Gian Lorenzo Bernini, è circondato dai grandi ritratti di Giovanni Paolo II e Mao di Yan Pei-Ming, chiare rappresentazioni del potere temporale e spirituale tra passato e presente, tra Oriente e Occidente.


Negli spazi del Maxxi, invece, la sensualissima scultura settecentesca “La Velata” di Antonio Corradini e affiancata dall’immagine di una performance di Vanessa Beecroft, “VB74”.


La mostra sarà aperta fino al 28 ottobre.