sabato 16 dicembre 2017

Leica, al Vittoriano si celebra la storia della fotografia


Non ho mai abbondato la Leica, qualunque altro tentativo mi ha sempre fatto tornare da lei. Per me è la macchina fotografica.

Con queste parole Henri Cartier-Bresson descrive la macchina fotografica con cui realizzò i suoi più grandi capolavori.


Dal 16 novembre, al Complesso del Vittoriano, una mostra racconta i 100 Anni di fotografia Leica; la compatta "Ur-Leica", infatti, rivoluzionò il modo di fare fotografia, sostituendo i pesanti apparecchi usati fino a quel momento.


In mostra sono esposte, 350 stampe originali dei fotografi che utilizzarono la Leica dagli anni '20 del '900 fino ad oggi, filmati, locandine vintage, riviste storiche e prime edizioni di libri.

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 Dal bianco e nero al colore, dai primi scatti dell’inventore Oskar Barnack alla rivoluzione del digitale, dalle foto che hanno fatto la storia come quella che ritrae Che Guevara realizzata da Alberto Korda, all'iconico Bacio di Alfred Eisenstaed, al ritratto di Kate Moss di Paolo Roversi, e poi ancora dai reportage di guerra di Robert Capa alle fotografie di moda di Christer Strömholm, scopriremo l'eclettismo della Leica, che ieri, come ancora oggi, viene utilizzata da fotografi e per scopi molto diversi.

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Oltre ai famosissimi scatti del già citato Henri Cartier-Bresson, Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin la mostrra del Vittoriano ci darà la possibilità di avvicinarci al lavoro di numerosi maestri che nell'ultimo secolo hanno scritto, con i loro obiettivi, la storia della fotografia firmata Leica.

                                                                                                                    Anna

martedì 28 novembre 2017

Monet al Vittoriano, dalle caricature al giardino di Giverny



Anche quest’anno Roma celebra l’Impressionismo dedicando una personale ad uno dei più celebri artisti del movimento; Claude Monet.


La mostra curata da Arthemisia, comprendente circa 60 opere del pittore francese, è stata inaugurata al Complesso del Vittoriano il 19 ottobre.


Percorrendo le prime sale espositive lo spettatore sarà sicuramente sorpreso nel costatare che le prime opere realizzate dall'artista furono delle sorprendenti caricature risalenti agli anni '50 dell’800.

Proseguendo lungo il percorso potremo ammirare gli splendidi paesaggi rurali ed urbani di Parigi e Londra; tra questi spicca il Parlamento di Londra in cui l’edificio diventa tutt’uno con l’atmosfera circostante.




               “Il mio giardino è l’opera più bella che io abbia mai creato”


Con queste parole Monet si riferiva al giardino di Giverny che creò con molta cura.


Con un po’ di fantasia, visitando le sale della mostra, possiamo immaginare di essere proprio a Giverny e passeggiare nel giardino dell’artista.


Molte sono le opere che rappresentano gli alberi e i fiori preferiti e fatti piantare da Monet; i salici, il roseto e poi le famose ninfee ritratte, quasi ossessivamente, nei vari momenti dell’anno.

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Nell’ultima sala campeggiano poi tre grandi opere che stupiscono per grandezza e vivacità cromatica; in due di essi sono rappresentati i glicini che coronavano il ponte giapponese che sormonta lo stagno delle ninfee, Le ninfee dominano, ancora una volta, il terzo dipinto della serie.





La mostra sarà aperta fino all’11 febbraio.






                                                                                                                       Anna

domenica 26 novembre 2017

Arcimboldo, a Palazzo Barberini le Teste Composte incantano grandi e bambini



Palazzo Barberini dedica una mostra al più fantasioso e geniale artista del '500, capace di affascinare grandi e bambini; Giuseppe Arcimboldo.
Primavera
Acqua
Ad essere esposti sono disegni, studi preparatori e dipinti che rivelano la straordinaria abilità creativa dell'artista, nonchè opere dei suoi allievi.
La mostra si apre con le vetrate istoriate del duomo di Milano i cui disegni furono realizzati proprio dall'artista milanese.

                                         
Ad incantare lo spettatore però saranno le allegorie delle Stagioni; quelli che da lontano potrebbero sembrare tipici ritratti rinascimentali, colti di profilo, sono invece Teste Composte, in modo sublime, da intrecci di fiori e frutti.
 Tra gli elementi spicca l'Acqua, rappresentata da una donna il cui volto è composto da una serie infinita di pesci, granchi, tartarughe, polipi e qualsiasi altro genere di animale marino; a nobilitare il suo profilo sono la collana e gli orecchini di perle.
Ma Arcimboldo non smette di stupirci ed ecco che restiamo a bocca aperta di fronte alle Teste Reversbili; quello che potrebbe sembrare un semplice piatto di verdure guardato allo specchio diventa il simpatico volto di un Ortolano.

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Ortolano
                                         
Neanche il ritratto del Bibliotecario sfugge alla rivisitazione arcimboldesca: il suo viso, i suoi capelli così come le sue braccia non potevano che essere rappresentati da un'originlissima composizione di libri.
Bibliotecario
                                                   
                                             
Non solo opere degli allievi, la mostra si chiude con una scultura dello stilista Roberto Capucci che, con la Testa Composta da bottoni e altri materiali del suo atelier, rende omaggio ad Arcimboldo.


                                                                                                                  Anna

sabato 25 novembre 2017

Picasso torna in Italia; le sue opere in mostra alle Scuderie del Quirinale

Per festeggiare il centenario del primo viaggio in Italia
Arlecchino musicista




di Pablo Picasso, le Scuderie del Quirinale celebrano il maestro del Cubismo con una grande mostra.

Era infatti il 1917 quando Picasso visita Roma e Napoli restando fortemente affascinato dalla cultura italiana, dalle rovine della capitale così come da Pompei.
In Italia Picasso giunge al seguito di Jean Cocteau, drammaturgo e scenografo, per collaborare alla realizzazione di Parade, un balletto che sarebbe stato messo in scena dai Ballets Russes; in quegli anni la compagnia aveva sede a Roma.


La mostra delle Scuderie, dunque, racconta il periodo italiano del maestro spagnolo; si potranno quindi ammirare dipinti in cui i personaggi della Commedia dell’arte incontrano il Cubismo, un esempio interessante è Arlecchino musicista.


Altre opere come La corsa, immagine simbolo della mostra, rivelano l’interesse di Picasso per l’arte classica; le due donne intente a correre rievocano infatti le menadi danzanti.
La corsa
Tra le sale delle Scuderie non poteva mancare il ritratto di Olga Khochlova, ballerina russa conosciuta a Roma, che divenne la prima moglie del pittore.
Una sezione della mostra è poi dedicata proprio ai balletti; qui troveremo interessanti ritratti del compositore Satie, disegni, bozzetti per le scenografie e addirittura abiti di scena per Parade e Pulciinella.
L'immagine può contenere: spazio al chiuso
Sipario per Parade

Proprio il sipario per Parade, realizzato da Picasso potrà essere ammirato nella splendida sala affrescata da Pietro da Cortona a Palazzo Barberini; antico e moderno, l’arte di Picasso e il barocco italiano, si sposano in modo sublime.

La mostra sarà aperta fino al 21 gennnaio.

                                                                                                                       Anna

giovedì 16 novembre 2017

Hokusai, l’arte giapponese incanta Roma


All’Ara Pacis si celebra Hokusai.


L’esposizione ci dà la possibilità di scoprire la produzione dell’artista giapponese conosciuto in Occidente per la sua Grande Onda.




Ad essere esposte sono oltre 200 opere che mostrano la splendida natura giapponese, attività quotidiane e mestieri tipici, in cui l’artista rivela la sua straordinaria abilità nella rappresentazione dei particolari.



Molti sono i dipinti su carta o su rotoli di seta, realizzati da Hokusai e dai suoi allievi, che rappresentano la bellezza femminile; le cortigiane e le geishe, avvolte in splendidi kimoni, rappresentano il mondo della moda e della seduzione. Ad essere esposte sono anche le più popolari silografie, tra queste l’immagine della cortigiana che ispirò gli artisti occidentali e in particolare Van Gogh che la copiò più volte.





Una sezione è poi dedicata alle immagini erotiche, in cui vengono esplicitamente rappresentati gli amplessi sessuali; tali opere vennero censurate dal governo del tempo.



La mostra si chiude con i 15 volumi di Manga e manuali dedicati allo studio degli allievi del Maestro.

L’esposizione sarà aperta fino a gennaio.

lunedì 25 settembre 2017

Dalle vedute di Roma alle Carceri, Piranesi in mostra a Palazzo Braschi



Palazzo Braschi, a Roma, ospita la mostra “Piranesi, la fabbrica dell’utopia”.






Al piano nobile dello splendido edificio di piazza Navona si potranno ammirare oltre 200 opere grafiche dell’architetto e incisore veneto.
Piranesi, ammaliato dalla grandezza di Roma, dove si trasferì nel 1740, ne ritrae qualsiasi angolo. Le sue "Vedute di Roma", che ritraggono le grandiose rovine così come i monumenti rinascimentali, mostrano la particolare precisione che l'artista pone nella rappresentazione dei dettagli.
I visitatori ammireranno splendide immagini di luoghi notissimi del glorioso passato dell'Urbe, dai  Fori a Piazza di Spagna, dal Colosseo a Castel Sant’Angelo, ma anche opere che rappresentano monumenti non sempre inseriti nei classici giri turistici odierni ma che erano tappe imperdibili del Grand Tour settecentesco; un chiaro esempio è l’acquaforte in cui è rappresentato il Mausoleo di Cecilia Metella.



Proseguendo la visita ammireremo i fantasiosi "Capricci" eseguiti sotto l'influsso di Tiepolo, a lasciare a bocca aperta lo spettatore sono gli intrichi di scale, le grate e gli strumenti di tortura delle "Carceri" che sembrano anticipare Escher; la prospettiva è geometricamente ineccepibile eppure sfuggente.

                     

Alla fine del percoro un video in 3D ci farà entrare materialmente nell’opera dell’artista veneto in modo da godere a pieno delle invenzioni piranesiane.



La mostra sarà aperta fino al 15 ottobre.

                                                                                           Anna Carla Angileri

domenica 10 settembre 2017

I labirinti del cuore, tra Palazzo Venezia e Castel Sant'Angelo si celebra l'amore rinascimentale

Ruota attorno al ritratto di Giorgione raffigurante “I due amici” la mostra “I labirinti del cuore” esposta tra Palazzo Venezia e Castel Sant'Angelo.
Il pittore di Castelfranco può infatti essere considerato il primo artista a rappresentare sulla tela gli stati d'animo e i sentimenti d'amore di cui ne è chiara prova il Doppio ritratto esposto a Palazzo Venezia; mentre in passato si prestava particolare attenzione alla rappresentazione dello status sociale degli effigiati i Due amici di Giorgione hanno vesti piuttosto sobrie ma ci mostrano il loro mondo ed il loro animo.
Il protagonista, in particolare, ha un'espressione melanconica, non è solo lo sguardo a parlarci del sentimento d'amore che sta provando ma anche l'arancia amara che tiene in mano, all'epoca definita melangolo.
In una sala di Palazzo Venezia un grandissimo schermo ci offrirà la possibilità di cogliere i dettagli delle opere del maestro.



La mostra prosegue a Castel Sant'Angelo dove dipinti di altri artisti italiani del tempo, da Tintoretto a Licinio a Bronzino, rivelano l'attenzione riservata ai “labirinti del cuore”.






Nelle tele esposte noteremo un susseguirsi di mani che si sfiorano, sguardi che si incrociano e braccia che si uniscono per rappresentare tutte le forme dell'amore, da quello passionale a quello familiare.



L'ultima sezione della mostra è invece dedicata all'assenza della persona amata, a darne chiara prova è il dipinto di Licinio raffigurante una dama che tiene in mano il ritratto del marito.









La mostra sarà aperta fino al 17 settembre.

                                                                                                           Anna Carla Angileri

martedì 1 agosto 2017

Palazzo delle Esposizioni: le star di Hollywood giungono a Roma

Il Palazzo delle Esposizioni con la mostra "Hollywood icons" celebra le star degli “anni d’oro” di Hollywood; visitando le sale scopriremo i volti che hanno reso grande il cinema dagli anni ’20 ai ’60.
I 161 ritratti esposti, prevalentemente in bianco e nero, provengono dalla Fondazione John Kobal.
Kobal, scrittore e giornalista, appassionato e storico del cinema, dopo la chiusura degli studi di Hollywood iniziò a collezionare le fotografie delle più grandi stelle del cinema che fino a quel momento erano conservate negli archivi.
 Il collezionista, dopo aver raccolto i negativi originali e dopo aver ricostruito le carriere dei maestri della fotografia cinematografica, rintracciò gli autori ancora vivi chiedendo loro di produrre nuove stampe. La sua collezione, composta da oltre 22 mila negativi e 4 mila stampe, dopo la sua morte divenne di proprietà della Fondazione.




Nelle sale del Palazzo delle Esposizioni troveremo quindi le foto di Charlie Chaplin, protagonista delle prime pellicole mute, poi quelle dei divi dei primi film sonori tra cui gli affascinanti Cary Grant e Clark Gable, e i ritratti dei più famosi attori del dopoguerra quali Marlon Brando, Paul Newman e Marilyn Monroe.


Ad ammaliare gli spettatori saranno anche gli scatti degli attori nostrani che ritraggono Sophia Loren e Marcello Mastroianni; la celebre coppia cinematografica protagonista di capolavori quali “Ieri, oggi, domani”.

Fotografie inedite e poco conosciute accanto a quelle celebri che immortalano l’algida Grace Kally, la deliziosa Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, la sensuale Bette Devis e la conturbante Rita Hayworth nelle vesti di Gilda, rivelano la maestria dei fotografi che, con i loro scatti dietro le quinte, riuscirono a fissare in un’immagine la personalità degli attori, contribuendo così a rendere immortale la fama delle star hollywoodiane.




La mostra, aperta al pubblico il 24 giugno, potrà essere visitata fino al 17 settembre.

                                                                                                         Anna Carla Angileri

giovedì 13 luglio 2017

Da Caravaggio a Bernini, in mostra le opere delle Collezioni Reali di Spagna



“Da Caravaggio a Bernini Capolavori del Seicento italiano nelle Collezioni Reali di Spagna”
, la grande mostra aperta a Roma alle Scuderie del Quirinale, intende celebrare attraverso una straordinaria selezione di dipinti e sculture gli strettissimi legami che unirono la corte spagnola e gli stati italiani nel corso del XVII secolo.

Molti furono i dipinti che i governanti italiani donarono per guadagnarsi il favore dei sovrani di Spagna così come molte altre opere vennero commissionate direttamente dalla corte spagnola e dai rappresentanti della monarchia in Italia, alla morte dei quali le opere accrebbero la collezioni reali.

L'apprezzamento dell'arte italiana da parte degli spagnoli è testimoniata sia dagli inviti a lavorare a corte rivolti a pittori come Luca Giordano, attivo in Spagna per un decennio, che dai numerosi viaggi in Italia di molti artisti iberici, come Josè de Ribera che, giunto a Roma nel 1606, trascorse gran parte della sua vita a Napoli; in questo modo le due culture si influenzarono considerevolmente.
Caravaggio


Nelle sale delle Scuderie del Quirinale potremo quindi ammirare splendidi dipinti di artisti italiani tra cui “Lot e le sue figlie” di Guercino o “La conversione di Saulo” di Guido Reni donate dal principe Ludovisi a Filippo IV allo scopo di garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino, la “Salomè con la testa di Battista” di Caravaggio comprata dai rappresentanti della monarchia spagnola in Italia e la “Santa Caterina” di Guido Reni opera che testimonia la perfetta fusione dell'idealismo e del naturalismo caravaggesco.

Tra le opere di pittori spagnoli spicca “La tunica di Giuseppe” imponente tela di Velazquez realizzata dopo il suo primo soggiorno italiano, il dipinto infatti rivela una certa vicinanza allo stile di Caravaggio e della scuola bolognese.

Velazquez


Tra le opere scultoree presenti in mostra troveremo capolavori di Algardi e di Bernini tra cui un modellino della Fontana dei Fiumi e un Crocifisso, proveniente dal monastero di San Lorenzo dell'Escorial, raramente accessibile al pubblico.

Quando il Museo Reale, oggi Museo del Prado, voluto da Ferdinando VII e dalla moglie Isabella di Braganza, venne inaugurato, ospitava esclusivamente le opere provenienti dalla collezione reale,alcune rimasero presso la residenza a disposizione dei monarchi, i cosiddetti Reales Sitios.

La mostra aperta dal 14 aprile potrà essere visitata fino al 30 luglio.

                                                                                                           Anna Carla Angileri

venerdì 12 maggio 2017

Auguri Botero! A Roma si festeggia l'artista colombiano

Per festeggiare l’85esimo compleanno di Fernando Botero il Vittoriano dedica una personale all’artista colombiano.
Visitando le sale dell’esposizione saremo accolti da sculture e  tele grandi, immense, in cui tutti i personaggi ritratti diventano imponenti, abbondanti, voluminosi.

                                    


Amante dell’arte del passato Botero ne riprende i soggetti e li reinterpreta a modo suo, così, i Duchi di Urbino di Piero della Francesca, la Fornarina raffaellesca e i reali spagnoli ritratti da Velasquez diventano tutti oversize; a questa deformazione corporea non sfuggono neanche i soggetti religiosi e politici perchè come afferma l'artista

"Per me il piacere viene dall’esaltazione della vita
che esprime la sensualità delle forme. Per questa ragione, il mio problema formale è creare sensualità attraverso le forme. Il piacere di dipingere sta anche nel dare il colore e le dimensioni voluminose dei miei soggetti mi permettono di abbondare con il colore."



A conquistare l’attenzione e lo sguardo dello spettatore, oltre all’imponenza dei corpi, è quindi anche l’uso di colori vivaci e squillanti che ci porta direttamente alla memoria l’America Latina “dove tutto è più vero del vero e non c’è posto per le sfumature”.







Una sezione della mostra è proprio dedicata alla vita nella sua terra; i personaggi intenti a svolgere azioni di vita quotidiana appaiono tuttavia fermi, immobili, assenti.

             

Ed ecco che quando Botero ritrae i personaggi circensi  l'allegria trasmessa da quei corpi abbondanti e da quei colori sgargianti entra maggiormente in contrasto con l’impassibilità dei volti e degli sguardi che non incontrano mai quello dello spettatore; l'effetto è spiazzante.

La mostra resterà aperta fino al 27 agosto.

                                                                            Anna Carla Angileri

giovedì 11 maggio 2017

A Roma si celebra la Venezia Scarlatta




Lotto, Savoldo e Cariani, tre artisti del ‘500, veneziani di nascita o d’adozione, si danno appuntamento a Roma per celebrare il Rosso Scarlatto.


Lotto: Coniugi Cassotti

Savoldo: San Matteo e l'angelo

Nella Venezia del XVI secolo, infatti, il colore rosso era addirittura moderato da una magistratura che ne regolava l’utilizzo.

Ad infiammare una sala di Palazzo Barberini con tonalità di rosso diverse ma ugualmente squillanti sono cinque capolavori, provenienti da alcuni tra i più importanti musei nazionali ed internazionali quali l’Accademia Carrara di Bergamo, il Metropolitan Museum di New York, il Musée du Louvre di Parigi e il Prado di Madrid, che circondano Il Matrimonio mistico di Santa Caterina di Lotto già esposto nel museo romano.

La veste di Giovanni Caravaggi ritratto da Cariani, la tunica di San Matteo dipinta da Savoldo, le Madonne, le sante e le nobildonne di Lotto, tra cui spicca Faustina Cassotti effigiata nel momento dell’infelice unione matrimoniale, elegantemente abbigliate con manti e vesti scarlatte di cui l'artista riesce  magistralmente a riprodurre l'effetto tattile, rivelano come il rosso fosse il colore favorito dai pittori lagunari per rappresentare valori civici, passioni religiose, devozioni private e affetti mondani.


Lotto: Nozze mistiche di Santa Caterina


C’è tempo fino all’11 giugno per lasciarsi sedurre dai sei splendidi “studi di rosso” veneti.

                                                                                            Anna Carla Angileri

sabato 6 maggio 2017

Frida Kahlo nelle immagini di Lucienne Bloch alla Thesign Gallery

©Lucienne Bloch


“Io ti odio!"

Sono queste le prime parole che Frida Kahlo disse alla fotografa Lucienne Bloch quando, durante un party al Moma di New York in onore del marito Diego Rivera, la Bloch si intrattenne tutta la sera con il muralista messicano.

Diversamente da tutte le altre donne che circondavano Rivera però, Lucienne diventò grande amica nonché confidente di Frida.
 La Bloch infatti fu accanto alla Kahlo nei momenti più difficili; durante l'aborto, la morte della madre e quando Diego la tradì con la sorella Cristina.

La mostra “Lucienne Bloch: dentro la vita di Frida Kahlo” organizzata alla Thesign Gallery di Roma racconta l'amicizia che legò le due donne unite da ideali politici e dall'amore per l'arte, e ci permette di cogliere gli aspetti più intimi e privati della vita di Frida.


                             
©Lucienne Bloch



Il punto di vista privilegiato di Lucienne ci offre la possibilità di scoprire una Frida inedita, ritratta non solo nelle vesti di pittrice, ma sopratutto di donna e di amante.

   
                               
©Lucienne Bloch


Nelle 76 immagini esposte in mostra Frida è ritratta accanto agli amici o mentre bacia appassionatamente Diego, ma le foto in cui si coglie maggiormente la sua essenza sono i primi piani in cui appare talvolta pensierosa e malinconica, talvolta sorridente e spensierata; sono immagini che parlano di una donna in grado di superare con forza il dolore e le difficoltà della sua vita. 

       
                    
©Lucienne Bloch

La mostra che apre oggi sabato 6 maggio si potrà ammirare fino al 1 luglio.


                                                                        

                                                                  Anna Carla Angileri

giovedì 27 aprile 2017

Dal Cavaliere errante all'astrattismo: il Mudec celebra Kandinsky



Per celebrare il centocinquantesimo anniversario delle nascita di Kandinsky, dal 15 marzo il Mudec (Museo delle culturer di Milano) dedica una grande mostra all’artista russo.

Ad essere esposte sono 49 opere e 85 tra lubki (stampe popolari), oggetti e coloratissimi manufatti provenienti dai più importanti musei internazionali, tra cui l’Ermitage di San Pietroburgo.



Le opere che ritraggono soggetti legati alle leggende e alla tradizione popolare quali il Cavaliere Errante e San Giorgio, patrono di Mosca, che sconfigge il Drago, testimoniano l’amore dell’artista per la sua Russia rappresentata in numerosi dipinti.

Non solo opere figurative, in mostra non possono mancare i dipinti che testimoniano la conversione dell'artista all'astrattismo di cui divenne il più importante degli esponenti







Una sezione dell’esposizione è dedicata poi al connubio tra musica e colore; Kandinsky, che suonava pianoforte e violino, affermava che “Da un punto di vista musicale l'azzurro assomiglia a un flauto, il blu a un violoncello, quando diventa molto scuro al suono meraviglioso del contrabbasso. Nella sua dimensione più scura e solenne al suono profondo di un organo”.

A coinvolgere grandi e bambini sarà però l’ultima sala della mostra, una stanza oscura in cui sono proiettati movimenti di luce; lo spettatore è qui invitato ad interagire con l’istallazione e diventare parte dell’opera stessa, ad ogni suo gesto corrisponderà infatti un movimento dell’immagine.

La mostra sarà aperta fino al 9 luglio.

                                                                                            Anna Carla Angileri

lunedì 20 marzo 2017

Vivian Maier, a Roma in mostra la nanny fotografa



Il Museo di Roma in Trastevere dedica una mostra a Vivian Maier; tata di professione e fotografa per vocazione.

Gli straordinari scatti della Maier vennero scoperti solo nel 2007 quando l’immobiliarista John Maloof acquista, durante un’asta, parte dell’archivio di Vivian confiscato per un mancato pagamento.
Da quel momento le foto della Maier fanno il giro del mondo incantando i visitatori delle esposizioni che le sono dedicate.

A Roma, 120 fotografie in bianco e nero scattate tra gli anni ’50 e ’60,
una selezione a colori realizzata nel decennio successivo ed un filmato in super8, ci mostrano New York e Chicago, la gente sugli autobus, nei ristoranti , i saltimbanchi, i poveri nei vicoletti, i bambini che ridono, che piangono o che giocano per strada, e poi ancora i dettagli, quei particolari che solo i più curiosi possono notare, come due mani che si intrecciano; sono questi i soggetti che la fotografa ama ritrarre, le inquadrature poi sono talmente particolari da sembrare fotogrammi di film di cui non conosceremo mai il finale.





Oltre alle immagini che rappresentano la società americana negli anni di importanti cambiamenti sociali e culturali sono molti gli autoritratti della Maier presenti nel corpus della sua opera, questi  svelano il volto della grande artista che si celava dietro al sobrio aspetto di nanny.






La mostra sarà aperta fino al 18 giugno.

                                                                       Anna Carla Angileri 

domenica 12 marzo 2017

Colosseso, l'Anfiteatro Flavio racconta la sua storia



Nella mia errabonda giovinezza, rammento, in una notte come questa, sostai entro la cerchia del Colosseo, tra le altre reliquie di Roma onnipotente; nella mezzanotte azzurra gli alberi cupi ondeggiavano lungo gli archi frantumati e oltre gli squarci dei ruderi splendevano le stelle

                                                                                                                              
                                                                                                                          Byron

Dall'8 marzo il Colosseo ospita una mostra che racconta la sua storia.



                       
                      



Dopo aver goduto della bellezza e della maestosità dell'Anfiteatro Flavio, nell'ambulacro del secondo ordine l'esposizione ci permetterà di conoscere la vita millenaria del monumento più visitato al mondo.

Scopriremo come da edificio di spettacolo, nel corso dei secoli, vivrà nuove fasi di vita, con funzioni completamente diverse.

In esposizione troveremo modellini che ci mostrano il mutamento degli ambienti sottostanti la cavea in stalle e magazzini, poi ancora sculture e fregi o addirittura gioielli ed ornamenti persi da distratti visitatori di epoche passate e ritrovati dai più attenti archeologi durante svariate campagne di scavo.
                


                           



Già negli anni del Gran Tour il Colosseo suscitò il fascino e l'interesse di poeti, scrittori ed artisti che si recavano a Roma; Goethe nel suo Viaggio in Italia annota

Quando si è visto questo monumento tutto il resto sembra meschino; è così grande che la sua immagine non si può contenere tutta nello spirito; ce lo ricordiamo più piccolo, e se vi ritorniamo ci sembra più grande

Tra le opere più interessanti  del '700 esposte in mostra troveremo poi due splendide acqueforti di Piranesi.
Il fascino e l'interesse per l'Anfiteatro Flavio non si arresta nel '900 ma anzi giunge fino ai nostri giorni

Bisognerebbe abbattere il Colosseo e rifarlo uguale ma in plastica 

afferma Goffredo Parise negli anni '60, quando la Pop Art romana eleggeva il monumento a feticcio della cultura italiana così come le bottiglie di Coca Cola rappresentavano l'identità americana.



                 




A rappresentare il Colosseo sarà anche Guttuso di cui possiamo ammirare un dipinto in esposizione.
La mostra si chiude con l'interpretazione di Paolo Canevari che trasforma l'Anfiteatro Flavio in uno pneumatico che porta sulle spalle come a sostenere il “peso” della storia.







                                                                                                     Anna Carla Angileri