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lunedì 25 settembre 2017

Dalle vedute di Roma alle Carceri, Piranesi in mostra a Palazzo Braschi



Palazzo Braschi, a Roma, ospita la mostra “Piranesi, la fabbrica dell’utopia”.






Al piano nobile dello splendido edificio di piazza Navona si potranno ammirare oltre 200 opere grafiche dell’architetto e incisore veneto.
Piranesi, ammaliato dalla grandezza di Roma, dove si trasferì nel 1740, ne ritrae qualsiasi angolo. Le sue "Vedute di Roma", che ritraggono le grandiose rovine così come i monumenti rinascimentali, mostrano la particolare precisione che l'artista pone nella rappresentazione dei dettagli.
I visitatori ammireranno splendide immagini di luoghi notissimi del glorioso passato dell'Urbe, dai  Fori a Piazza di Spagna, dal Colosseo a Castel Sant’Angelo, ma anche opere che rappresentano monumenti non sempre inseriti nei classici giri turistici odierni ma che erano tappe imperdibili del Grand Tour settecentesco; un chiaro esempio è l’acquaforte in cui è rappresentato il Mausoleo di Cecilia Metella.



Proseguendo la visita ammireremo i fantasiosi "Capricci" eseguiti sotto l'influsso di Tiepolo, a lasciare a bocca aperta lo spettatore sono gli intrichi di scale, le grate e gli strumenti di tortura delle "Carceri" che sembrano anticipare Escher; la prospettiva è geometricamente ineccepibile eppure sfuggente.

                     

Alla fine del percoro un video in 3D ci farà entrare materialmente nell’opera dell’artista veneto in modo da godere a pieno delle invenzioni piranesiane.



La mostra sarà aperta fino al 15 ottobre.

                                                                                           Anna Carla Angileri

domenica 12 marzo 2017

Colosseso, l'Anfiteatro Flavio racconta la sua storia



Nella mia errabonda giovinezza, rammento, in una notte come questa, sostai entro la cerchia del Colosseo, tra le altre reliquie di Roma onnipotente; nella mezzanotte azzurra gli alberi cupi ondeggiavano lungo gli archi frantumati e oltre gli squarci dei ruderi splendevano le stelle

                                                                                                                              
                                                                                                                          Byron

Dall'8 marzo il Colosseo ospita una mostra che racconta la sua storia.



                       
                      



Dopo aver goduto della bellezza e della maestosità dell'Anfiteatro Flavio, nell'ambulacro del secondo ordine l'esposizione ci permetterà di conoscere la vita millenaria del monumento più visitato al mondo.

Scopriremo come da edificio di spettacolo, nel corso dei secoli, vivrà nuove fasi di vita, con funzioni completamente diverse.

In esposizione troveremo modellini che ci mostrano il mutamento degli ambienti sottostanti la cavea in stalle e magazzini, poi ancora sculture e fregi o addirittura gioielli ed ornamenti persi da distratti visitatori di epoche passate e ritrovati dai più attenti archeologi durante svariate campagne di scavo.
                


                           



Già negli anni del Gran Tour il Colosseo suscitò il fascino e l'interesse di poeti, scrittori ed artisti che si recavano a Roma; Goethe nel suo Viaggio in Italia annota

Quando si è visto questo monumento tutto il resto sembra meschino; è così grande che la sua immagine non si può contenere tutta nello spirito; ce lo ricordiamo più piccolo, e se vi ritorniamo ci sembra più grande

Tra le opere più interessanti  del '700 esposte in mostra troveremo poi due splendide acqueforti di Piranesi.
Il fascino e l'interesse per l'Anfiteatro Flavio non si arresta nel '900 ma anzi giunge fino ai nostri giorni

Bisognerebbe abbattere il Colosseo e rifarlo uguale ma in plastica 

afferma Goffredo Parise negli anni '60, quando la Pop Art romana eleggeva il monumento a feticcio della cultura italiana così come le bottiglie di Coca Cola rappresentavano l'identità americana.



                 




A rappresentare il Colosseo sarà anche Guttuso di cui possiamo ammirare un dipinto in esposizione.
La mostra si chiude con l'interpretazione di Paolo Canevari che trasforma l'Anfiteatro Flavio in uno pneumatico che porta sulle spalle come a sostenere il “peso” della storia.







                                                                                                     Anna Carla Angileri

lunedì 13 febbraio 2017

Domus Aurea: una visita in cantiere per scoprire la residenza di Nerone



                                   “Finalmente posso vivere come un uomo!”











Queste le parole pronunciate da Nerone la prima volta che entrò nella Domus Aurea.

Dal 4 febbraio è possibile visitare il cantiere della casa dell’imperatore che sorgeva sul terreno devastato dal grande incendio che divampò a Roma nel 64 d.C.

Il visitatore avrà la possibilità di vedere ciò che resta della sontuosa casa del Princeps, fatta interrare da Vespasiano dopo la morte e la damnatio memoriae neroniana.
Dimenticata per secoli, la Domus che sorge sotto il colle Oppio,
venne riscoperta casualmente nel ‘400 e divenne fin da subito meta di pellegrinaggio di numerosi artisti i quali, lasciando traccia del loro passaggio incidendo i propri nomi sulle mura, già nel Rinascimento trassero ispirazione dagli splendidi dipinti che ornavano la villa.

Tracce di giallo, rosso pompeiano, figure geometriche e di personaggi mitologici dipinte dal celebre Fabullo e poi ancora la splendida Sala Ovale, ci danno già l’idea della maestosità della struttura ideata dagli architetti Severo e Celere che “ebbero l'ingegno e l'ardire di voler creare con l'arte, ciò che la natura aveva negato”; grazie ad uno straordinario filmato in 3D proiettato nella Sala della Volta Dorata saremo poi condotti nell’antica Roma e avremo la sensazione di entrare nella Domus Aurea così com’era ai tempi di Nerone.
Passeggeremo nel sontuoso giardino dominato da un lago artificiale che, pare, riproducesse l’effetto delle onde del mare, percorreremo il porticato e vedremo come la luce che invadeva le sale, oggi così tetre e buie, avesse un ruolo predominante per far risplendere quei colori vivaci delle pareti e dei soffitti.



                        



Finita la visita la Domus Aurea, in cui l’imperatore visse solo pochi anni prima della sua condanna a morte, scompare alle nostre spalle e ci ritroviamo davanti al Colosseo, l’anfiteatro che sommerse e prese il posto dei giardini neroniani e, cancellando le tracce dell’ultimo imperatore della gens Giulio Claudia, diventa il simbolo della seconda famiglia imperiale romana; la Gens Flavia.



                                                                                                       Anna Carla Angileri