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domenica 26 gennaio 2020

Impressionisti segreti, a Roma apre Palazzo Bonaparte





Manet: Madame Morisot

Anche quest’anno Roma rende omaggio agli Impressionisti con un’imperdibile mostra  che celebra l’apertura di Palazzo Bonaparte, entrato a far parte delle più belle sedi espositive della Capitale.
Il Palazzo, che fu la residenza di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, campeggia su Piazza Venezia con il suo storico balconcino coperto, da cui Madame Mèrei  si affacciava senza essere vista.
Visitando le splendide sale di Palazzo Bonaparte scopriremo  gli Impressionisti segreti, poiché le opere esposte provengono da collezioni private, difficilmente accessibili al grande pubblico.
Si potranno ammirare bellissimi  paesaggi di Monet, Sisley e Pissarro, mentre, la sala attigua al famoso balcone, forse per evocare Maria Letizia,  è stata trasformata in un gineceo, ospitando  intensi ritratti di donne dipinti da Renoir.
La sala più interessante, è quella dei personaggi della Parigi di fine ottocento; qui troveremo lo splendido ritratto di Madame Morisot, dipinto da Manet.



Con quest’opera l’artista  invita noi spettatori a scorgere il bel viso della donna i cui lineamenti sono stati magistralmente coperti  da una veletta.
In questa sezione avremo modo di conoscere ed ammirare opere di due Impressionisti meno noti, Gustave Caillebotte con i suoi eleganti personaggi affacciati al balcone o ritratti in un interno borghese (Un Balcone 1880, Interno 1880) e Berthe Morisot  con il suo “Davanti alla Psiche”;  
l’opera,  simbolo della mostra, riprende in modo molto originale il tema della donna alla toletta tanto caro agli Impressionisti.


Morisot: Davanti la Psiche


L’ultima sezione è invece dedicata al Neoimpressionismo;  il movimento, nato nel 1886 intorno a Seurat, inventore del  Pointillism, riprende alcune caratteristiche tipiche dell’impressionismo.
Anche in questa sala si potranno ammirare splendide opere di artisti meno noti tra cui “Paesaggio con capre” di Henri Edmond Cross.


Cross: Paesaggio con capre

La particolarità del soggetto, lo stile innovativo  e i colori accattivanti del dipinto catalizzano gli sguardi e gli scatti dei visitatori.
La mostra, organizzata da Arthemisia, potrà essere visitata fino all’8 marzo 2020.

lunedì 13 febbraio 2017

Domus Aurea: una visita in cantiere per scoprire la residenza di Nerone



                                   “Finalmente posso vivere come un uomo!”











Queste le parole pronunciate da Nerone la prima volta che entrò nella Domus Aurea.

Dal 4 febbraio è possibile visitare il cantiere della casa dell’imperatore che sorgeva sul terreno devastato dal grande incendio che divampò a Roma nel 64 d.C.

Il visitatore avrà la possibilità di vedere ciò che resta della sontuosa casa del Princeps, fatta interrare da Vespasiano dopo la morte e la damnatio memoriae neroniana.
Dimenticata per secoli, la Domus che sorge sotto il colle Oppio,
venne riscoperta casualmente nel ‘400 e divenne fin da subito meta di pellegrinaggio di numerosi artisti i quali, lasciando traccia del loro passaggio incidendo i propri nomi sulle mura, già nel Rinascimento trassero ispirazione dagli splendidi dipinti che ornavano la villa.

Tracce di giallo, rosso pompeiano, figure geometriche e di personaggi mitologici dipinte dal celebre Fabullo e poi ancora la splendida Sala Ovale, ci danno già l’idea della maestosità della struttura ideata dagli architetti Severo e Celere che “ebbero l'ingegno e l'ardire di voler creare con l'arte, ciò che la natura aveva negato”; grazie ad uno straordinario filmato in 3D proiettato nella Sala della Volta Dorata saremo poi condotti nell’antica Roma e avremo la sensazione di entrare nella Domus Aurea così com’era ai tempi di Nerone.
Passeggeremo nel sontuoso giardino dominato da un lago artificiale che, pare, riproducesse l’effetto delle onde del mare, percorreremo il porticato e vedremo come la luce che invadeva le sale, oggi così tetre e buie, avesse un ruolo predominante per far risplendere quei colori vivaci delle pareti e dei soffitti.



                        



Finita la visita la Domus Aurea, in cui l’imperatore visse solo pochi anni prima della sua condanna a morte, scompare alle nostre spalle e ci ritroviamo davanti al Colosseo, l’anfiteatro che sommerse e prese il posto dei giardini neroniani e, cancellando le tracce dell’ultimo imperatore della gens Giulio Claudia, diventa il simbolo della seconda famiglia imperiale romana; la Gens Flavia.



                                                                                                       Anna Carla Angileri