Al
piano terra del Palazzo della Civiltà Italiana, dal 27 gennaio al 16 luglio
2017, è in mostra Matrice, personale
di Giuseppe Penone, che propone opere - principalmente sculture ed installazioni
- dagli anni Settanta a oggi.
Il monolitico e geometrico “Colosseo quadrato”, che
si impone per la sua immutabilità nonostante il tempo, viene abitato da forme
di “natura ricreata” che, come entità vive, al contrario, attraversano il tempo in una dialettica tra natura e cultura, tra divenire
biologico e storia: «gli alberi ci
appaiono solidi, ma se li osserviamo attraverso il tempo, nella loro crescita,
diventano una materia fluida e plasmabile» (Giuseppe Penone).
Legato
al movimento d’avanguardia dell'Arte Povera, Penone (classe 1947) si è sempre
contraddistinto per l'attenzione rivolta alla natura, alla comunione/scontro con
la presenza umana, dando vita a progetti di ricerca sull'essenza della materia,
delle forme e delle strutture organiche.
Tra
le opere in mostra la serie Foglie di
Pietra (2013) ˗ presentata per la prima volta in Italia ˗ consiste in
diverse sculture che combinano elementi naturali (ricreati in bronzo) e blocchi
di marmo scolpiti come capitelli antichi; esili spirali di rami che s'innalzano
come colonne, frammenti di rovine riconquistate dalla natura, che, con un
inaspettato e meraviglioso equilibrio, sono congelate nell'unione che il tempo
sembra aver “accomodato”.
Questa sintesi tra lo scorrere del tempo naturale e
umano torna in Indistinti confini – Anio
(2012), dove bronzo e marmo si fondono in un albero, si plasmano in forme biologiche:
un incontro possibile solo nelle strutture e negli equilibri della natura perché
«un albero è un essere che memorizza la
sua forma e la sua forma è necessaria alla sua vita, quindi è una struttura
scultorea perfetta, perché ha la necessità dell’esistenza» (Giuseppe
Penone).
Essendo quindi l’armonia naturale l'aspetto finale a cui l’artista deve tendere, in Essere fiume (2010) Penone scolpisce un
blocco di marmo per riprodurre la forma della pietra levigata dallo scorrere dell'acqua;
l’uomo si fa natura e simula non solo i materiali e la forma, ma anche la
sua forza nel tempo. L'artista compie quindi un
continuo gioco di citazioni grazie al virtuosismo nell'utilizzo dei materiali e in Ripetere il bosco (1969-2016) da blocchi
di legno cerca, scava e trova - in un'arte del levare - alberi di un
paesaggio, di un "bosco sacro".
In
mostra sono esposte opere evocative, che alludono al senso di stupore nei
confronti della natura, come Soffio di
Foglie (1979), ed opere epidermiche, quasi grafiche come Spine d’acacia- Contatto (2006).
Al
termine del percorso troviamo Matrice
(2015), l'opera che dà il nome alla mostra e che consiste in un tronco spoglio di
abete sezionato per lungo: le due metà dell’albero scavate, svuotate, sono disposte su tutta la
lunghezza della sala e guidano l'occhio dalla base alla cima e ritorno, attraverso la sua storia, attraverso i segni della sua crescita. All'interno una
forma di bronzo ci rammenta la linfa dell’albero, ne fotografa l'anima e quindi
ne congela in modo permanente la vita.
Fuori
davanti l’ingresso del palazzo svetta Abete
(2013), scultura inedita, alta più di 20 metri, che con il suo profilo
“spontaneo” rompe con le geometrie tipiche dell'EUR; questa imponente opera, la
serie Foglie di pietra e alcuni
disegni in mostra, ci anticipano il progetto commissionato da FENDI che prevede
nella primavera del 2017 l'installazione di una scultura proprio di Giuseppe Penone
in maniera permanente a Largo Goldoni al centro di Roma.
Matrice, ad ingresso gratuito, è non
solo la prima mostra di arte contemporanea realizzata negli spazi di Palazzo
della Civiltà Italiana ma è anche un progetto con cui la maison Fendi rinnova
il suo impegno a sostegno dell'eccellenza del Made in Italy.
Sabina Colantoni