Era il 1961 quando a Roma, la Galleria La Barcaccia, dedicò ad Antonio Ligabue la prima grande mostra di rilievo nazionale che lo consacrò come artista; oggi, cinquantacinque anni dopo, il pittore torna nella capitale con una personale al Complesso del Vittoriano.
Sradicato dalla sua terra, la Svizzera tedesca, e approdato nella Bassa reggiana, un luogo a lui ignoto, di cui non conosceva né la lingua né la gente, costretto ad una vita dura e difficile, si dedicò alla pittura da autodidatta.
Emarginato e schernito tanto da essere appellato Al Matt (Il matto), Ligabue, che fece dell'arte la sua
principale forma espressiva, attraverso le sue tele ci parla di sé e del suo dolore.
L'aquila che aggredisce la volpe, una leonessa che ferisce una zebra, il gufo che assale un altro volatile, e gli innumerevoli animali selvatici in perenne contrasto tra loro, protagonisti delle sue tele, non sono altro che simboli della sua personale lotta per la sopravvivenza.
A lasciarci sgomenti è però l'immagine del leopardo dalle fauci spalancate soffocato da un serpente; privato dell'aria che liberamente si respira l’animale incarna perfettamente il senso di costrizione che l'artista dovette provare durante i diversi ricoveri negli ospedali psichiatrici, i colori violenti che incendiano la tela sono l’urlo silenzioso del pittore in cerca di affetto e comprensione.
Proseguendo lungo il percorso espositivo ci troveremo di fronte ad innumerevoli autoritratti una sorta di intimo diario per immagini in cui Ligabue, mortificato come uomo e come artista, rappresentandosi ossessivamente, senza idealizzazioni ma anzi mostrando i segni della sofferenza e delle ferite della vita, intende riaffermare la sua dignità di essere umano e di pittore.
Proseguendo lungo il percorso espositivo ci troveremo di fronte ad innumerevoli autoritratti una sorta di intimo diario per immagini in cui Ligabue, mortificato come uomo e come artista, rappresentandosi ossessivamente, senza idealizzazioni ma anzi mostrando i segni della sofferenza e delle ferite della vita, intende riaffermare la sua dignità di essere umano e di pittore.
Atmosfere più serene si trovano solo nei pochi dipinti in cui rappresenta il lavoro nei campi, nelle immagini circensi e degli animali domestici che sono i suoi unici amici.
Non solo dipinti, in mostra sono presenti anche splendidi disegni, incisioni e sculture realizzate con l’argilla del Po che rivelano l’abilità di Ligabue anche nelle altre forme d’arte.
La mostra che apre oggi 11 novembre potrà essere visitata fino all’8 gennaio.
Anna Carla Angileri
Non solo dipinti, in mostra sono presenti anche splendidi disegni, incisioni e sculture realizzate con l’argilla del Po che rivelano l’abilità di Ligabue anche nelle altre forme d’arte.
La mostra che apre oggi 11 novembre potrà essere visitata fino all’8 gennaio.
Anna Carla Angileri