Jean-Michel Basquiat; oggi, l'artista afroanmericano torna nel nostro paese con una grande mostra al Mudec di Milano.
Affascinato dai graffiti newyorkesi anche Basquiat, ancora giovanissimo, si dedica all'arte di strada, i muri della città, così come le finestre e le porte abbandonate divennero le tele su cui lasciare il suo segno; in quegli anni, insieme ad Al Diaz firmava i graffiti con il nome di Samo – Same old shit (sempre la stessa merda).
Solo dopo l'incontro casuale con Andy Warhol le sue opere dai muri di New York entrarono nelle più grandi gallerie internazionali.
Nelle immense tele esposte in mostra, con il suo stile primitivo, che rimanda all'Espressionismo e all'Art Brut, l'artista rappresenta le sue origini, la sua vita e il suo mondo.
Protagonisti delle opere sono quindi le sue radici afroamericane, l'energia della metropoli, così
come le sue grandi passioni quali la musica jazz, i fumetti e l'anatomia; a noi visitatori è data la possibilità di scoprire le gioie e le fragilità di questo artista morto troppo presto.
Caratteristica distintiva della sua arte è la presenza di parole e lettere che, a seconda delle esigenze, utilizza come segno grafico o come significante, talvolta le inserisce per cancellarle subito dopo; come disse Basquiat infatti “Cancello le parole in modo che le si possano notare. Il fatto che siano oscure spinge a volerle leggere ancora di più.”
Lungo il percorso della mostra a catturare l'attenzione del visitatore sarà sicuramente la serie di piatti in cui Basquiat ritrae con ironia i grandi artisti di tutte le epoche; da Cimabue a Michelangelo, da Picasso a Warhol a Dalì.
L'ultima sezione dell'esposizione, infine, non poteva che essere dedicata alle opere realizzate insieme al suo mentore Warhol.
La mostra sarà aperta fino a febbraio.
Anna Carla Angileri