lunedì 31 ottobre 2016

DAVID BOWIE IS.... I MILLE VOLTI DI UNO DEI GENI MUSICALI DEL '900 ANCORA IN MOSTRA AL MAMBO FINO AL 13 NOVEMBRE




Ci sono personaggi che più li guardi e più ti chiedi come sia possibile che siano così stupefacenti, 
cosi ….diciamolo pure…fottutamente geniali, quei personaggi che scrivono la storia, a cui vorresti assomigliare un pochino, o almeno vorresti trovarti nei loro panni anche solo per un giorno della tua banalissima e scontatissima vita. Sono i numeri uno, le “star” per eccellenza, possono piacere o non piacere, o li ami o li odi, ma che tutti, tutti indistintamente sulla faccia di questa terra, conoscono. David Bowie è uno di questi.


Io non ho mai visto un suo concerto, non ho vissuto gli anni delle sue performance e delle sue trasformazioni migliori. L’ho conosciuto perché una mia compagna del liceo mi parlava di questo fantomatico Duca Bianco dai costumi stravaganti e dalla personalità eccentrica. L’ho ritrovato come colonna sonora del libro che una volta, se avevi 16 anni, dovevi leggere assolutamente “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”. E rimasi incuriosita, più che dalla sua musica, che iniziai ad apprezzare qualche anno dopo, dal suo personaggio, anzi, dai suoi personaggi. Nella sua carriera era passato dall’ambiguo rockettaro col rossetto del suo primo capolavoro Hunky Dori del 1971, all’indimenticabile alieno in calzamaglia dannatamente kitsch di Ziggy Stardust, l’uomo delle stelle, dal dandy che lasciava per strada paillettes, trucchi e stravaganze, ma che non rinunciava al suo look sconcertante ed equivoco, al Duca Bianco, l’aristocratico cantante “alla Sinatra”, dal pierrot di “Scary Monster”, al raffinato soulman biondo, giusto per citarne qualcuno.


Insomma, mi ha sempre affascinato il fatto che l’opera d’arte fosse proprio lui. Un’opera d’arte che non doveva essere mai la stessa, sempre diversa, sempre eccentrica, sempre dannatamente geniale. Un’artista che ha fatto della sua immagine un capolavoro.


La mostra esposta al Mambo di Bologna è un omaggio proprio alla sua arte, in tutta la sua totalità: dai testi delle sue canzoni, alla sua musica, dai suoi costumi alle sue performance, fino ai suoi indimenticabili concerti (l’ultima sala varrebbe solo il prezzo del biglietto…ma non voglio svelare nulla di più…).


In possesso di auricolari alla mano, ci si intrufola all’interno di un labirinto fatto di contenuti multimediali e fin da subito si viene catapultati direttamente nel suo mondo, partendo dai primissimi anni della sua carriera, quelli della Londra degli anni 60, fino ad arrivare al suo primo grande successo, quello che ha segnato la svolta, Space Oddity. Non poteva certo mancare la sua indimenticabile performance di Starman a Top of the Pops del 1972 nelle sembianze del mitico alieno in calzamaglia…tuta tra l’altro esposta lì vicino, così nel caso ce ne fossimo dimenticati. Ogni sua epoca viene scandita da un abito specifico: c’è il costume di Pierrot di Natasha Korniloff per la copeertina Scary Monsters (and Super Creeps), il cappotto di Union Jack di Alexander Mc Queen, utilizzato per la copertina del disco Earthling, e l’indimenticabile tuta a righe di Kansai Yamamoto. E poi ancora testi originali delle sue canzoni scritti a mani, estratti di video e performance live come The Man Who Fell to Earth e Boys Keep Swinging, arredi creati per il Diamong Dogs Tour del 1974.




La mostra realizzata dal Victoria and Albert Museum di Londa, partita nel 2013 e approdata a Chicago, San Paolo, Toronto, Parigi, Berlino, Melbourne e Groningen, è stata curata da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh che hanno selezionato più di 300 oggetti dall’archivio personale dell’artista creando un viaggio nel tempo alla scoperta della sua indimenticabile carriera. Come dicono i due curatori “Questo è l’allestimento  più bello di tutte le tappe, anche grazie all’architettura delle sale”.



Una grande autobiografia,, la prima vera autobiografia autorizzata da uno dei più grandi geni musicali del ‘900. Sarà visibile ancora fino al 13 Novembre nelle sale del Mambo a Bologna.

Filomena Fortunato

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